In un mondo dove i social sono diventati parte del nostro vivere quotidiano, anche la Chiesa vuole farci riflettere sull’utilità di questi nuovi mezzi di comunicazione.
Il rapporto tra Chiesa e Social mi ha sempre affascinato, qualche tempo fà nel mio profilo Instagram ho fatto una diretta con un prete influencer che stimo tanto: Don Cosimo Schena soprannominato anche il poeta dell’amore di Dio , in quella chiaccherata abbiamo scambiato alcuni opinioni sul rapporto tra Social e Chiesa, [clicca qui per vedere la diretta].
Qualche anno fa, quando è stato eletto Papa Francesco sono rimasto affascinato da come è stata annunciata l’elezione del nuovo Papa al mondo intero; in un mondo dove la comunicazione avviene sempre più tramite tweet e post social, attendere la fumata bianca dai camini del Vaticano fa capire che certe tradizioni vanno preservate, dietro quelle fumate si cela infatti una storia tramandata da anni.
Anche la Chiesa analizza il mondo social e lo fà con un documento presentato il 29 maggio da Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione del Vaticano, intitolato “Towards Full Presence – Riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media“, in cui si analizza il rapporto tra i social media e la Chiesa, il testo originale in inglese puoi trovarlo qui https://www.fullypresent.website/
Si tratta di un documento di ben 82 punti, che si può racchiudere in 4 macro-aree
I. Attenzione alle insidie digitali
In questo primo punto vengono analizzati i nuovi media digitali, le nuove tecnologie digitali se ben utilizzate possono dare slancio alle varie economie mondiali, i social hanno permesso di ridurre le distante territoriali connettendoci gli uni agli altri. Il mondo digitale non è formato solo dai social, in questo periodo è in atto una nuova rivoluzione digitale: il Web 5.0, siamo entrati nell’era dell’intelligenza artificiale, stiamo assistendo allo sviluppo di macchine che lavorano e prendono decisioni per noi.
I social media svolgono un ruolo decisivo nella società di oggi, ma nascondono delle insidie di cui bisogna essere consapevoli. In primo luogo non tutti hanno accesso al Web, molti Stati e milioni di persone non conoscono questi strumenti digitali, tutto ciò può creare una divisione tra le persone e accrescere il divario tra gli Stati. Bisogna rendere umani gli ambienti digitali senza lasciare nessuno indietro.
I social media svolgono un ruolo decisivo nella crescita di un individuo, il linguaggio, i pensieri, le convinzioni sono costantemente influenzate dalla comunicazione web, molto spesso si assiste alla esaltazione della persona, commenti aggressivi e negativi, incitamento all’odio e all’esclusione, violenza e abuso, tutto questo si traduce in disinformazione. Non possiamo ignorarlo. Non possiamo essere solo passanti silenziosi.
Bisogna creare relazione tra i vari utenti che hanno diverse opinioni, bisogna sapere ascoltare.
Accogliere l’altro, cioè qualcuno che assume posizioni opposte alle nostre o che sembra “diverso”, non è certo un compito semplice. “Perché dovrebbe interessarmi?“, potrebbe essere la nostra prima reazione. Possiamo ritrovare questo atteggiamento anche nella Bibbia, a partire dal rifiuto di Caino di essere il custode di suo fratello (cfr. Gn 4,9)
II. Dalla consapevolezza al vero incontro
Dopo aver preso consapevolezza dell’utilizzo dei social bisogna imparare ad ascoltare chi ha opinioni diverse dalle nostre, bisogna avere la capacità di accogliere il pensiero di un altro senza preoccuparsi dei pregiudizi culturali.
Questo ci insegna anche la Bibbia nella parabola del Buon Samaritano, l’uomo picchiato e lasciato morire fu aiutato dalla persona più inaspettata: il suo “nemico Samaritano” che non vide l’uomo malmenato come un “altro”, ma semplicemente come qualcuno che aveva bisogno di aiuto.
Impegnarsi nell’ascolto sui social media è un punto di partenza fondamentale per progredire verso una rete fatta non tanto di byte, avatar e “mi piace” quanto di persone. In questo modo passiamo dalle reazioni rapide, dalle ipotesi fuorvianti e dai commenti impulsivi al creare opportunità di dialogo.
Ascoltando si superano gli ostacoli. Dietro ogni post vi è una persona vera, l’obiettivo è costruire non solo “connessioni”, ma incontri che diventino relazioni reali e rinsaldino le comunità locali.
III. Dall’incontro alla comunità
Lungo la strada digitale, la comunicazione inizia con la connessione e procede verso la relazione, comunicare è stabilire relazioni, è incontro.
Le relazioni servono per rafforzare le comunità locali, bisogna ricostruire gli spazi digitali in modo che diventino ambienti più umani e più sani, il mondo digitale non è fatto di reti virtuali ma di connessioni umane.
I social media possono essere considerati come un’altra “strada per Gerico”, ricca di opportunità di incontri imprevisti, come lo fu per Gesù: con un mendicante cieco che gridava ad alta voce sul ciglio della strada (cfr. Lc 18,35-43), con un esattore delle tasse disonesto che si nascondeva tra i rami di un fico (cfr. Lc 19,1-9), con un uomo ferito lasciato in fin di vita dai ladri
Ognuno fa parte di una comunità siamo persone vere.
IV. Uno stile distintivo
I Cristiani sui social hanno uno stile di comunicare unico, che ha la sua origine in Cristo, lui ci ha amato, ha donato se stesso con i suoi gesti e le sue parole, ci ha insegnato che la comunicazione scaturisce dall’Amore.
Commenti, like, interazioni devono essere in linea con il messaggio di Pace e Amore di Cristo, non è importante solamente cosa diciamo , ma come lo diciamo, la comunicazione non deve essere individuale, egoistica, deve contenere la comunità, deve trasmettere informazioni veritiere, creative, bisogna lavorare più come squadra di una comunità, fare spazio ai talenti, deve trasmettere Amore, deve catturare l’attenzione.
Un modo di comunicare che cattura l’attenzione è quello di raccontare le storie, lo storytelling ha acquisito una rinnovata importanza nella cultura digitale grazie al potere unico delle storie di catturare la nostra attenzione.
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L’UOMO E L’AMORE AL CENTRO
Questo documento approfondisce in maniera dettagliata il mondo social, siamo in una fase storica di rivoluzione digitale, il mondo digitale è in continua trasformazione, bisogna imparare ad educare, utilizzare il Web non come un nemico, ma come un alleato, consegnare i social al bene comune, alla persona umana, il focus non deve essere l’algoritmo o la macchina, ma l’uomo al centro di tutto.
Penso che Gesù avrebbe tanto apprezzato l’uso consapevole dei social, lui era un divulgatore, comunicava a voce l’Amore per il prossimo.